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San Marco e la Hoppy Blond Ale

By febbraio 6, 2020 No Comments
Hoppy Blond Ale - San Marco

Il nostro viaggio alla scoperta di Venezia in compagnia delle sei birre Zago dedicate a questa indescrivibile città non può che partire dal sestiere di San Marco, uno dei luoghi più famosi al mondo. Quindi versatevi un bel bicchiere di Hoppy Blond Ale Zago e preparatevi per essere catapultati in una delle piazze più belle e scenografiche al mondo!

La birra

La birra che abbiamo deciso di creare per San Marco è una Hoppy Blond Ale. Come il nome suggerisce, abbiamo realizzato una birra dal colore dorato, ad alta fermentazione, in cui il profumo e l’amarezza del luppolo fossero ben percepibili ma non eccessivamente marcati. La Hoppy Blond Ale è una birra che consigliamo a tutti: la sua bassa gradazione alcolica (Alc. 4,8% Vol.) la rende adatta ad ogni occasione e abbinabile a moltissime pietanze. È di facile beva ed è perfetta per un aperitivo finger food ma anche con lievitati, prosciutti e insaccati stagionati. Da provare anche con pizza e hamburger gourmet. Se vuoi saperne di più sulle caratteristiche di questa birra, puoi consultare la pagina dedicata e scaricare la scheda tecnica.

L’etichetta

L’etichetta realizzata per questa birra ha come protagoniste alcune delle architetture più famose del sestiere San Marco. Spicca, nella parte frontale, il profilo inconfondibile della facciata della Basilica di San Marco. Sulla storia di questo edificio sacro e tutti i suoi infiniti aspetti artistici si sono versati fiumi di inchiostro. È certamente uno dei luoghi più visitati e iconici al mondo ma, nonostante tutto questo, ci sono tante curiosità che solitamente il turista non conosce. Se avete avuto il piacere di visitarla avrete forse notato che la chiesa non è assolutamente in asse con il resto della piazza. Questo può apparire certo anomalo dal momento che tutto sembra così armonico ed equilibrato. C’è un punto preciso in cui posizionarsi per vedere la chiesa perfettamente perpendicolare a noi: è infatti sufficiente spostarsi verso le Procuratie Vecchie e al centro del quinto arco (a partire dall’angolo del Museo Correr) potremo notare un piccolo sigillo in bronzo infisso a terra. Tenendo questo riferimento tra i nostri piedi e alzando lo sguardo ecco che tutto torna in asse!

Un’altra curiosità riguarda il nome: piazza San Marco. Vi state chiedendo cosa c’è di strano? A Venezia quelle che nel resto d’Italia sono “piazze”, vengono definite “campi” (o campielli o corti, a seconda della grandezza). Ma non piazza San Marco che, appunto viene chiamata così anche dai veneziani ed è l’unica in tutta la città, giusto per ribadirne l’eccezionalità.

Lo sapevate che, originariamente, Piazza San Marco era un brolo, ovvero un campo in erba alberato? Venne pavimentata in cotto solo nel 1267 e poi lastricata nel 1392. Nei secoli successivi ci sono state altre ripavimentazioni fino a quella definitiva, per adesso, e ancora oggi visibile risalente al 1893.

La Basilica

L’interno della Basilica è un tripudio per gli occhi che vengono rapiti dall’impressionante quantità e qualità dei mosaici. Alcune zone sono solitamente chiuse al pubblico e sono visitabili solo in determinate occasioni o con apposite guide. Tra queste aree c’è anche la cappella Zen. Se avete la possibilità di vederla, noterete una bella statua lignea della Madonna. La particolarità sta nel fatto che questa statua ha solo una scarpa. Secondo la leggenda infatti, un uomo, benché molto povero, decise di donare comunque alla Vergine l’unica cosa che possedeva ovvero un paio di scarpe. Una volta poste sulla statua le scarpette si trasformarono in due belle calzature dorate. Successivamente una donna, disperata per l’estrema povertà in cui versava, si recò a pregare la Madonna e una delle due scarpette cadde tra le sue mani, risolvendo i suoi problemi. Ecco spiegato perché oggi si vede solo una calzatura!.

Protagonista indiscussa di piazza San Marco è la Basilica. Sono tantissime le storie, vere o leggendarie, legate a questo edificio. La più famosa riguarda il ritrovamento del corpo di San Marco durante alcuni lavori alla fine del XII secolo. La chiesa esisteva già – il primo nucleo risale al IX secolo – ma venne ricostruita diverse volte o a causa di incendi o per ampliamenti e rifacimenti vari. La scena è stata magistralmente celebrata dal Tintoretto, pittore veneziano attivo nel Cinquecento e di cui parleremo ancora.

La quadriga di lega bronzea che si trova sopra l’arcone centrale della Basilica è l’unica del mondo classico conservata fino ai giorni nostri. Proviene da Costantinopoli (oggi Istanbul) e fu rubata ai tempi della quarta crociata nel 1204. Fece un altro viaggio nel 1797 e venne portata a Parigi perché Napoleone se n’era innamorato. Fortunatamente venne restituita nel 1815. Altri due spostamenti avvennero in occasione delle guerre mondiali, per ragioni di sicurezza e l’ultimo, definitivo, negli anni Ottanta, quando si decise di spostarla in Museo. Gli agenti atmosferici e l’inquinamento si stavano facendo infatti troppo aggressivi. Oggi quella che puoi vedere è una fedele riproduzione.

Il campanile di San Marco

Il campanile di San Marco, visibile sulla destra dell’etichetta della Hoppy Blond Ale, è chiamato affettuosamente dai veneziani “el paron de casa”. Quella che vediamo oggi è la fedele ricostruzione dell’originale, crollato durante un terremoto nel 1902. Si trova davanti la Basilica, leggermente spostato verso il mare, e, come tutti i palazzi di quest’area, ha sempre avuto un ruolo centrale nella vita cittadina. Le sue cinque campane scandivano il ritmo della quotidianità e proprio qui, nel 1609, Galileo Galilei fece una dimostrazione della sua celebre invenzione: il telescopio.

Lo sapevi che la Marangona, l’unica campana che si è salvata dal crollo del campanile, è una delle più vecchie al mondo? Venne trafugata a Costantinopoli nel 1204 ma già allora si parlava di questa campana come di un oggetto molto antico. Il suo suono è molto diverso da quello a cui siamo abituati e questo perché è stata accordata secondo canoni musicali oggi non più utilizzati. Sentirla rintoccare è quindi ancora più emozionante se si pensa che quello che udiamo è uno dei più antichi suoni che l’umanità abbia prodotto.

Alla base del campanile di San Marco si trova la Loggetta, opera risalente al periodo tra il 1537 e il 1549 (la terrazza con balaustra venne aggiunta nel 1633). L’architetto che l’ha progettata è Jacopo Sansovino, un artista fiorentino molto attivo in laguna, cui dobbiamo anche, tra i molti edifici di Venezia, la libreria Sansoviniana, la Zecca, il palazzo Corner sul Canal Grande, la chiesa di San Francesco alla Vigna e la Scala d’Oro a Palazzo Ducale. Sua anche la chiesa di San Gemignano che si trovava, fino al XIX secolo, dove ora ci sono le Procuratie Nuove. Venne infatti abbattuta per fare spazio durante il periodo napoleonico. Qui a San Marco, nello specifico nel Battistero, Sansovino ha trovato anche il luogo per il suo riposo eterno.

La Torre dell’Orologio

La Torre dell’Orologio (nota anche come “torre dei Mori”) è un altro degli edifici che sono raffigurati nell’etichetta della nostra Hoppy Blond Ale. Prima di oltrepassarla e di entrare in piazza San Marco, fate caso al balcone che dall’alto del sotoportego del Cappello sovrasta la calle. È un balcone apparentemente come molti ma proprio da lì, nel giugno del 1310, Giustina Rossi fece cadere, non si sa se intenzionalmente o meno, un mortaio che colpì il portatore del vessillo dei rivoltosi guidati da Bajamonte Tiepolo. Il manipolo di congiurati si era radunato quella notte per sovvertire il potere e attaccare Palazzo Ducale ma le cose non erano andate come programmato e ne era scoppiato un tumulto. La caduta del mortaio – e del vessillo – pose fine a quell’insurrezione per fortuna fallimentare! L’episodio è ricordato da un rilievo marmoreo sopra l’arco e da una pietra con data infissa nel pavimento.

Di date importanti per la storia di Venezia, ce ne sono a bizzeffe. Una di queste è il 1° febbraio del 1499 quando i “Do Mori” iniziarono il loro secolare mestiere: suonare la campana per scandire i ritmi della vita cittadina. I do Mori sono le due statue in bronzo che si trovano, sospese a circa 30 m di altezza, sulla Torre dell’Orologio, un edificio progettato da Mauro Codussi. Sembrano piccole viste da sotto ma sono alte quasi tre metri! Erano assai innovative per l’epoca perché vennero costruite in modo che il loro bacino potesse ruotare per assolvere al loro compito. Altra curiosità riguarda il loro aspetto: un moro ha la barba ed è detto “vecchio”, l’altro ne è privo ed è il “giovane”.

Le Procuratie

Passeggiando sotto i portici delle Procuratie è possibile ancora oggi vedere delle testimonianze curiose sulle colonne. Si tratta di scritte quasi sbiadite ma ancora leggibili. In una si vede chiaramente il disegno di un corno dogale, l’anno 1588 e una specie di W (un “evviva”), così come nella colonna di fronte. Quale doge venne eletto in quell’anno? Nessuno! Ma è una data comunque fondamentale per Venezia perché venne allora posta la prima pietra del ponte di Rialto.

I musei di piazza San Marco e il Caffè Florian

Il Museo Correr, con i suoi inestimabili tesori, è probabilmente il più famoso della città e, insieme a palazzo Ducale e alla Biblioteca Marciana, uno dei più visitati di piazza San Marco. C’è tuttavia un altro museo molto interessante, ubicato nelle Procuratie Nuove. È il Museo Archeologico Nazionale. Si è sviluppato a partire dalle donazioni di Domenico e Giovanni Grimani (XVI secolo) e si è arricchito nei secoli di donazioni e lasciti. Tra le molte opere esposte vi è anche una statua di Marco Agrippa che, in origine, era collocata nel Pantheon di Roma e giunse a Venezia nel Cinquecento.

Dei molti locali che affacciano su Piazza San Marco, uno merita una menzione particolare. È il Caffè Florian, fondato nel 1720 e che per tale ragione si guadagna, a ragione, il titolo di più antico d’Italia ancora esistente. È uno dei simboli della città e a questi tavoli si sono seduti personaggi come Carlo Goldoni, Giacomo Casanova e Gabriele D’Annunzio.

Palazzo Ducale e il Ponte dei Sospiri

Accanto alla Basilica si può ammirare il Palazzo Ducale. Residenza di 120 Dogi, è un tripudio di decorazioni architettoniche e particolari interessanti. Pare che a Venezia sia davvero difficile trovare anche solo una piccola pietra che non sia protagonista di qualche bizzarra leggenda, figuriamoci uno dei suoi palazzi più importanti! E infatti, guardando il loggiato superiore, detto “Loggia Foscara”, si notano subito due colonne di colore diverso rispetto alle altre. Sono rosa, o meglio in marmo rosso di Verona. Perché questa differenza? Non si sa con certezza ma la versione più macabra vuole che da lì il doge assistesse alle condanne capitali (che in genere avvenivano tra le due colonne di Marco e Todaro). Certamente qualcuno lì ci morì: si tratta di Bartolammeo Memmo che il 14 luglio 1470 fu impiccato tra le due colonne per aver cospirato contro il doge Cristoforo Moro. Tuttavia non fu il primo: già sette anni prima, nel 1463, Girolamo Valaressa l’aveva preceduto aggiudicandosi il non invidiabile primato.

Che dire dei numerosi capitelli scolpiti delle colonne di Palazzo Ducale? Ognuno è riccamente decorato e si potrebbe stare ore a guardarli e a scoprirne le storie. Sono infatti state contate 582 narrazioni distribuite su 36 capitelli! Uno di questi è molto particolare e, neanche a dirlo, legato a una leggenda. Si tratta del tredicesimo, partendo dalla colonna d’angolo di Porta della Carta. Se aguzzaste l’occhio potreste scorgere una coppia stesa a letto, opportunamente coperta da un lenzuolo. Di questa coppia in realtà viene raccontata tutta la storia, dal primo incontro fino all’unione sessuale – e questa e la scena che abbiamo appena visto – e alla nascita del figlio. Purtroppo il bambino, nelle scene successive, viene effigiato morto con i genitori pietrificati nel loro dolore. Secondo la leggenda il figlio del loro amore sarebbe morto poiché la loro unione non era stata consacrata nel matrimonio e questa storia sarebbe quindi un monito morale.

Anche all’interno di Palazzo Ducale vi sono tantissimi scorci che raccontano storie più o meno famose. Una di queste riguarda un doge, vissuto nel XIV secolo. Se, trovandovi nella sala del maggior Consiglio o in quella dello Scrutinio, alzate gli occhi al fregio che corre lungo tutte le pareti, vi troverete i ritratti di tutti i dogi delle Repubblica. Ad un certo punto però, al posto di un volto, vedrete un drappo nero. Quello è il posto riservato al doge Marin Faliero che, avendo tentato di rovesciare la Repubblica, venne condannato a morte nel 1355. In segno di spregio, la sua memoria venne idealmente cancellata.

Svoltando a destra lungo il molo che si trova di fronte il Palazzo Ducale si può ammirare una delle costruzioni più famose e fotografate di Venezia: il ponte dei Sospiri. Completamente coperto, pensile e in stile barocco, unisce Palazzo Ducale all’edificio vicino. Chi lo attraversava si stava dirigendo verso il palazzo delle Prigioni e in questo ponte avrebbe goduto per l’ultima volta della luce del sole e dello splendido scorcio sulla laguna, il che spiega facilmente l’origine del nome.

Il Palazzo delle Prigioni

Il palazzo delle Prigioni iniziò a ospitare condannati nel XVII ma prima – e per alcuni decenni dopo l’entrata in funzione delle nuove prigioni – i detenuti venivano “ospitati” anche ai Piombi. Anche qui il nome è decisamente evocativo e lugubre: ci si riferiva, con questo appellativo, alle celle poste nei sottotetti piombati delle Prigioni Vecchie, a Palazzo Ducale. Si differenziavano dai Pozzi, celle più strette e umide poste al piano terra e nel mezzanino). Dai Piombi era praticamente impossibile evadere. Ci riuscì, nel 1756, solo un uomo, la cui vita e gesta sono entrate nella leggenda: Giacomo Casanova.

Palazzo Contarini del Bovolo

A pochi passi da piazza San Marco si trova Palazzo Contarini del Bovolo, famoso per la splendida scala elicoidale esterna. Bovolo è il nome che i veneziani danno alle chiocciole. Risale alla fine del Quattrocento (forse proprio al 1499) e l’autore è probabilmente Giovanni Candi. Il palazzo non è affacciato sul Canal Grande ma si trova comunque in una posizione privilegiata, a metà strada tra Rialto e San Marco.

Il nostro viaggio alla scoperta di alcune curiosità del sestiere San Marco è appena iniziato e adesso, quando stapperete una Hoppy Blond Ale, potrete riconoscere nella sua etichetta questi luoghi splendidi e, gustandola, vi immergerete con tutti i sensi nel fascino di questo sestiere.