Stile di birra di gran tendenza negli ultimi anni, la IPA conquista con i suoi profumi e la varietà di gusti. Ve ne sono diverse varianti ma in tutte il tratto comune è la forte presenza di luppolo che le conferisce gli aromi di cui abbiamo accennato e una certa amarezza che permane sul palato.
Anche se ormai la IPA è molto conosciuta, ci sono alcune curiosità che forse non tutti sanno.
1. La IPA non si chiama così perché originariamente prodotta o consumata in India
Come spesso è accaduto, l’origine della IPA è da ascrivere agli Inglese che la producevano per i connazionali delle colonie indiane. L’ingente presenza di luppolo ne garantiva la conservazione durante il lungo viaggio (la cui durata media era di ben 4 mesi).
2. Non è uno stile recente nonostante la sua fortuna sia esplosa negli ultimi tempi
Come è facile intuire date le sue origini, la IPA è una birra nata molto tempo fa. La sua prima attestazione ufficiale risale al 30 gennaio del 1835 quando il nome India Pale Ale appare in un annuncio economico sul “Liverpool Mercury”. Prima ancora che nella Madre Patria, si tuttavia hanno attestazioni in Australia: la “Sydney Gazette” e il “New South Wales Advertiser” la menzionavano già nel 1829. Sempre di Impero Britannico si parla.
In realtà già dalla metà del secolo precedente – almeno – si era capito che le birre destinate alle colonie d’Oriente necessitavano di una massiccia quantità di luppolo.
3. George Hodgson è stato l’inventore della IPA. O forse no?
Tra gli storici della birra è ancora vivo il dibattito circa la paternità di questo stile. Si dice che il primo a sperimentare una variante della Pale Ale adatta al lungo viaggio verso le colonie sia stato George Hodgson ed in effetti l’Hodgson’s Bow Brewery ha certamente dominato il mercato indiano a inizio Ottocento. Ma in realtà i conti non tornano del tutto: la birra veniva mandata verso Oriente già decenni prima di Hodgson e i mastri birrai che lo hanno preceduto erano ben consapevoli della necessità di eccedere con i luppoli nelle birre destinate a quel mercato. Purtroppo, però, non abbiamo, ad oggi, documenti che attestino ufficialmente la nascita della IPA prima di George Hodgson. A lui va tuttavia l’indubbio merito di aver fatto fiorire questo mercato.
4. IPA e APA
Di India Pale Ale, come ricordato, ci sono molte varianti. Dal XVIII secolo i mastri birrai si sono davvero sbizzarriti con le ricette ma due sono le famiglie più grandi: l’IPA, appunto, e la APA, ovvero American Pale Ale. La differenza principale sta nelle varietà di luppoli utilizzati (quelli americani più diffusi sono il Citra, Cascade, Simcoe, Mosaic e Centennial) e nella loro intensità che, nelle APA, è solitamente maggiore. Nelle IPA inglesi la componente del malto emerge ancora in modo pronunciato. Mentre i luppoli utilizzati nelle APA spiccano per note agrumate, floreali e di pino, nelle IPA i profumi, più leggeri, virano verso gli aromi speziati e terrosi.
5. È la birra più venduta nel mercato USA
Il successo della IPA è testimoniato dalla sua diffusione, dal proliferare di varianti e dalla larga fetta di mercato che, anno dopo anno, si è conquistata. Negli Stati Uniti, ad esempio, solo nel 2019 le IPA hanno rappresentato il 31,5% delle vendite tra tutti gli stili esistenti. Anche in Italia il suo consumo è molto diffuso.