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La Pale Ale Zago e il sestiere San Polo

By marzo 3, 2020 No Comments
Pale Ale Zago - San Polo

San Polo è uno dei sestieri centrali e forse anche tra i più conosciuti e frequentati della città grazie alla presenza del Ponte di Rialto, protagonista dell’etichetta della nostra Zago Pale Ale.

La birra

Lo stile Pale Ale è tra i più tradizionali ma abbiamo comunque voluto dare alla nostra birra un carattere personale, grazie all’utilizzo dei luppoli coltivati nei nostri campi di Taiedo di Chions, un piccolo paesino rurale del Pordenonese.

Ne è nata una birra ambrata, con una schiuma finissima e persistente, un corpo morbido ma con sensazioni complesse date dal mix di malti speciali.

All’olfatto si percepisce una leggera tostatura e un insieme di profumi che ricordano i prodotti da forno e il pungente e caratteristico sentore dei fiori di garofano. Al gusto la nostra Pale Ale si presenta come una birra elegante e fresca ma anche leggermente sapida che lascia un finale amaro discreto e non insistente. Ottima con risotti, carni bianche o soufflé di formaggi. Gustata con il pesce crudo crea un inusuale e piacevole mix di sapori.

L’etichetta

Il nostro viaggio nel sestiere di San Polo inizia da una dei suoi edifici più caratteristici che è possibile riconoscere sul fronte dell’etichetta della Pale Ale: il palazzo dei Camerlenghi. Palazzo edificato tra il 1525 e il 1528, si affaccia sul Canal Grande e, caso davvero unico, è possibile vederne le acque da tutti i suoi lati. Questi, a proposito, sono cinque e non quattro: il Palazzo ha infatti una pianta pentagonale. È quindi ben visibile dalla riva opposta e in particolare dalla splendida terrazza del Fondaco dei Tedeschi. Una volta qui risiedevano le magistrature finanziarie e la vocazione, in questo senso, non è granché mutata dal momento che oggi è la sede della Corte dei Conti.

Da San Giacomo al ponte di Rialto

Poco distante da questo palazzo, sorge la chiesa di San Giacomo di Rialto, dai veneziani chiamata affettuosamente San Giacométo perché è piccolina. Sembra sia l’edificio sacro più antico della città, addirittura risalirebbe alla fondazione di Venezia stessa nel V secolo d.C.! In realtà è molto più tarda, viene menzionata per la prima volta in un documento del XII secolo ed è sempre stata legata alla vita mercantile che in quella zona era assai vivace. La facciata presenta un porticato gotico trecentesco ed è un esempio piuttosto raro di questo genere di struttura architettonica. Molto bello il quadrante in pietra del grande orologio che scandiva le attività del mercato. Anche le colonne in marmo greco che sorreggono le volte e i capitelli di stile veneto-bizantino sono originali e molto antichi: datano infatti all’XI secolo.

Nel Campo di San Giacometo a Rialto c’è una statua molto particolare, incastonata in una colonna che sembra sorreggere con la schiena. Per i veneziani e ormai anche per i turisti è il “gobbo di Rialto”. Ovviamente a questa statua è legata una leggenda. Pare che si tratti del ritratto di un gobbo realmente esistito che sarebbe morto per aver cercato di sorreggere un peso eccessivo. I ladri che per punizione venivano fustigati, terminavano il loro percorso proprio davanti a questa statua e la baciavano. Nel 1545 si pensò allora di collocare, sulla colonna d’angolo con ruga dei Oresi, una croce con al di sopra un leone di San Marco: se proprio ci fosse stato da ringraziare qualcuno con un bacio, sarebbe stato il protettore della città! Da allora quella colonna è detta “dei frustati”.

Il Ponte di Rialto, protagonista del sestiere e dell’etichetta della Pale Ale, non ha davvero bisogno di presentazioni. È probabilmente il ponte più importante della città e uno dei quattro che congiunge le due rive del Canal Grande. Le sue attuali fattezze, in pietra e brulicante di attività commerciali, sono tutto sommato recenti. Fino al Cinquecento inoltrato era infatti un ponte di legno e non serve immaginarlo: grazie a Vittore Carpaccio possiamo vederlo, sebbene solo in forma di dipinto. Anche nella mappa panoramica di Venezia di Jacopo de’ Barberi del 1500 è ancora di quel materiale. Il legno però era un materiale poco adatto per un collegamento del genere e si decise quindi di indire un concorso per un progetto in pietra. Vi parteciparono quelle che oggi definiremmo “archistar”: Michelangelo, Palladio e Sansovino. Vinse però Antonio Da Ponte con un progetto molto semplice: una struttura a un’arcata che però rendeva agevole il passaggio delle imponenti navi che scaricavano merci nei Fonteghi vicini.

I Frari, San Rocco e un ponte davvero particolare

Un’altra chiesa molto importante e ricca di tesori che caratterizza il sestiere di San Polo è Santa Maria Gloriosa dei Frari. È un edificio davvero imponente, seconda solo alla Basilica di San Marco per importanza. Venne costruita nel Trecento, secolo d’oro dell’architettura gotica che infatti qui si esprime al massimo. Ci si dilungherebbe davvero molto a elencare ogni singolo tesoro che vi è conservato all’interno. Certamente l’opera che maggiormente attira turisti e amanti dell’arte è l’Assunta di Tiziano, collocata sull’altare maggiore. Anche l’attigua sagrestia è uno scrigno d’arte perché ospita opere di Bellini, Vivarini e altri grandi maestri veneziani e non solo.

A San Polo si trova anche la Scuola Grande di San Rocco, istituzione cui è indissolubilmente legato il nome di Tintoretto. A questo pittore del Cinquecento – è, insieme a Tiziano, Veronese e a molti altri, uno dei nomi di spicco della stagione d’oro della pittura veneta – si deve buona parte della decorazione interna con le storie del santo cui è dedicata la Scuola, a partire dal grande ovale posto sul soffitto della sala dell’Albergo. Proprio questa tela gli valse la commissione per il resto del ciclo pittorico ma il modo in cui Tintoretto si procurò tale ingaggio è alquanto discutibile. Quando venne terminata la costruzione della Scuola, venne subito indetto un concorso per la sua decorazione e vi parteciparono i maggiori pittori in città all’epoca. Ottenuta infatti la fiducia dei custodi, Tintoretto riuscì a farsi dare le esatte misure dell’ovale, dipinse molto velocemente – come era solito fare – l’opera e la fece addirittura collocare al suo posto mentre gli altri pittori erano ancora alle prese con i bozzetti. Il giorno del concorso fece svelare la tela affermando che, qualora non fosse piaciuta, l’avrebbe donata al santo (ben sapendo che i doni fatti “per grazia ricevuta” non potevano essere rifiutati). Ottenne così l’incarico di terminare l’intero ciclo.

Non distante dalla Scuola Grande di San Rocco si trova un ponte dal nome alquanto curioso: il ponte delle tette, che unisce il sestiere di San Polo a quello di Santa Croce. A ben guardare anche le calli e i campi attorno hanno nomi inconsueti: la zona è detta delle “carampane”. Qui infatti erano obbligate a risiedere, per questioni legate all’ordine pubblico, le prostitute della Serenissima. Per attirare clienti erano solite stare sedute ai balconi con il seno esposto o a sostare completamente nude davanti alle finestre dei palazzi che davano su questo ponte, il che spiega l’origine del nome! Va detto che il settore era allora piuttosto concorrenziale: si calcola infatti che a Venezia, nel 1509, vi fossero oltre 11600 prostitute.